Da Alghero a Parigi: “Tempilenti”, esperienza sensoriale a servizio del palato

Un vero e proprio ossimoro quello ricreato da Francesca Feniello e Silvia Giorgione, rispettivamente cuoca algherese e sommelier torinese, nella meravigliosa ma caotica Parigi.

Nella capitale francese, dove la velocità e lo stress quotidiani spesso non consentono uno spazio intimo e libero dalla severità delle lancette dell’orologio, nasce “Tempilenti“, molto più di un ristorante, un luogo dove lo spazio ed il tempo ti concedono una tregua, all’insegna del piacere sensoriale e dell’estetica del gusto e dell’olfatto.

In occasione del Master Course Internazionale di Medicina Antinvecchiamento, IMCAS 2019,

che si tiene ogni anno a Parigi, siamo finalmente riusciti a dedicarci lo spazio, circondati da cari amici, per godere di questo piccolo, accogliente, intimo ristorante, la cui vocazione intrinseca al suo nome è quella di invitarti a godere, nel pieno rispetto dei tuoi tempi, del cibo italiano più genuino e dei migliori vini, consigliati magistralmente, appunto, da Silvia e Francesca (la quale ha simpaticamente accettato di indossare per noi il nostro camice da cucina Megaestetic, ndr, v. video qui sotto!).

Tra piatti prelibati e degustazioni di vini, vi raccontiamo la nostra chiacchierata con queste due amiche, ormai apprezzatissime imprenditrici, nonché artiste del “savoir vivre”.

Francesca, Parigi è una città meravigliosa, per ragioni professionali e di studio oseremmo dire la nostra seconda casa, come è nata l’idea di questo ristorante, proprio qui, dove la gente corre sempre e sembra non fermarsi mai?

Abbiamo lavorato presso molti ristoranti qui a Parigi e non solo, ed é proprio così che abbiamo elaborato il nostro stile, focalizzando l’attenzione su un tipo di cura “non assillante” sul cliente, che deve sentirsi libero di dedicarsi del tempo senza esserne soverchiato…abbiamo cercato di realizzare ciò che non abbiamo trovato in altri posti, né come professioniste, né come clienti…

Come avete elaborato il vostro stile culinario e come scegliete i piatti quotidiani?

La nostra carta é semplice, immediata, non vogliamo che il cliente si perda in mille opzioni.

Pochi piatti e carta che cambia in continuazione, a seconda della stagione; e poiché il ristorante è italiano, seguiamo la stagionalità legata all’Italia.
Anche per ciò che concerne il fermo della pesca. Per esempio per due mesi non abbiamo servito il polpo, perché utilizziamo solo polpo siciliano, che a nostro avviso è tra i migliori, essendo chiusa la pesca di tale prelibato mollusco.


Per ciò che concerne la carne, invece, ci serviamo da un allevatore della Borgogna, con animali allevati nel più totale rispetto dell’etica e nutriti in maniera naturale e senza sostanze nocive (ad esempio antibiotici…)

Silvia, del vino cosa ci raccontate?

Spesso capita nei ristoranti “gourmet” e non solo, che l’approccio “impeccabile ed iperattento” del personale di sala (per esempio quando ti resta un goccio di vino nel bicchiere ed il cameriere “occhio di falco” se ne accorge ed in un batter d’occhio, con passo felpato ma celerissimo, si fionda per riversartelo, ndr) ingeneri un sottofondo di ansietà e di disagio nel cliente. Considerato il nostro concetto, che vuole essere, piuttosto, “ansiolitico”, cerchiamo di porci in maniera più rilassata…
Per ciò che concerne i vini, essendo un ristorante italiano, abbiamo scelto di servire solo vini provenienti dalle cantine del nostro Belpaese.


Insomma, tra bicchieri soffiati a mano e piatti artigianali realizzati da una ceramista francese, Véronique Rigaudie,


abbiamo cercato di dare un messaggio, di comunicare che dietro ad ogni cosa di cui ci siamo circondate, c’è un uomo, una persona che, come noi, ama quello che fa e la offre agli altri. Quel tocco di umanità che fa bene al cuore ed al palato…”

Ed é tutto vero, un luogo piccolo che finisce per essere un concentrato di umanità e di bontà, sempre affollato di persone, dalle meno note alle più note (sono stati avvistati numerosi artisti, cantanti e personaggi celebri italiani come francesi, ndr), perché oggigiorno, prima o poi, di Tempilenti ne abbiamo bisogno tutti.

Et alors, Bon Appétit!

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